Scultore Cesare Crugni

ECHI DELLA LIGURIA IN AMERICA

di Ugo Piacentini

Sulla "Villa Cambiaso" del febbraio e settembre 2007, accanto alla stupenda traduzione tedesca de "La pioggia nel pineto" di Gabriele d'Annunzio ricreata dalla bionda Ermione germanista Ina Labbudda, anche il mio amico statunitense Clint R. Adair non è stato da meno. La sua traduzione inglese della stessa poesia ispirata dalle nostre liguri pinete ha riscosso le lodi unanimi di anglisti di vaglia. L'interesse straniero per tali aspetti della Liguria non si limita però alla sola letteratura. La scultomaieutica dell'artista savonese Cesare Crugni non cessa di suscitare entusiastici commenti all'estero. Dall'architetto tedesco Pius Piazolo, al filologo classico berlinese prof. dr. Heinrich Kuch, all'italianista prof. dr. Marina Beelke, al pittore Manfred Beelke, ambedue attivi a Berlino, al Papa Ratzinger, allo slavista-editore tedesco Peter Gerlinghoff, alla professoressa di germanistica e filosofia in Università tedesche e dell'Egitto Charlotte Pawlowitsch che, partendo dal messaggio universale della scultura di Crugni, propone di sistemare una sua opera di fronte alla sede delle Nazioni Unite a New York, al poeta e critico latino americano Pedro Fiori, all'economista e pubblicista tedesco Siegfried Burmester, all'ambasciatore del Giappone in Italia Yuji Nakamura, all'inglese Sir James Noel White già presidente di un consiglio mondiale dell'U.N.E.S.C.O. che vede nelle creazioni del savonese "la realtà dell'arte del suo tempo" viene qui soltanto in parte ricordato l'elenco dei nomi che si esprimono al riguardo. 
Due giudizi statunitensi concentrati in particolare sulla catarsi dell’uomo possono tuttavia contribuire a evidenziare in modo decisamente non commerciale l’umanistica potenza liberatrice dell’arte. Ecco quanto scrive Alan J. Dahl di Albuquerque, New Mexico: «Per citare un antico profeta: “È necessario che ci sia un opposizione in tutte le cose”. È questo semplice principio nella vita che dà senso alla nostra vera esistenza. Esattamente come il pittore usa il nero per dare profondità alla sua opera, così è con noi: la gioia contrasta il dolore, l’amore contrasta l’odio, il fallimento la vittoria e la reclusione si oppone alla libertà. La “Catarsi dell’uomo” di Cesare Crugni raffigura questa universale opposizione con chiarezza e semplicità. Rinchiuso nella pietra e a dispetto di tutto, l’uomo lotta per liberarsi dalla prigione. Proprio in questa avversità si trova il suo significato, il suo scopo. Così è la catarsi dell’uomo: accettare la verità che l’essenza dell’uomo si trova nell’opposizione che gli si para di fronte. Si tratta di una verità che tutti debbono imparare a far propria. Come ha affermato Theodore Roosevelt (1858-1919), un ex presidente degli Stati Uniti: non è il critico che conta… il merito spetta all’uomo che si trova di fatto nell’arena… che impegna se stesso, in una causa degna. Ognuno affronterà difficoltà ma se saprà perseverare otterrà una ricompensa che durerà ben più a lungo della prova.
Sia che l’uomo si liberi dai suoi legami di roccia e gusti quella dolce libertà, per cui ha così seriamente lottato sia che debba fallire e ricadere là dove aveva incominciato cionondimeno egli resta caratterizzato, come noi tutti, dal modo con cui affronta la sua opposizione.»
Ed ecco la voce altrettanto schietta e incisiva di Richard A. Romney, Salt Lake City, Utah: «Attraverso il miracolo della nascita di un bimbo un essere innocente è portato nel mondo naturale. Come tutti noi sperimentiamo, questo bimbo sarà gettato in ubicazioni inevitabilmente innaturali. Tali da generare dentro di noi lancinanti sentimenti di tormento o angoscia. Imparando a superare questi sentimenti e a sconfiggere l’insormontabile noi diventiamo persone migliori. Proprio questo è il piano di Dio per noi. La sua capacità di scolpire in noi il divino.» Vorrei dire che Crugni ha l’identica capacità di scolpire l’uomo nel marmo, ricreando l’esatto processo che Dio porta a compimento in noi. La divina perizia di Crugni nel cogliere l’uomo in questo processo mi ha aiutato a capire più a fondo il piano di Dio per noi. Posso immaginarmi che il dettaglio di Crugni sull’uomo è così ben fatto da non essere molto lontano dal nostro futuro stato divino. Non sono molto addentro nei sentieri della scultura, tuttavia come tutti gli altri mi sento in piena sintonia con i sentimenti di Crugni in modo così eccellente espressi. Lodo Crugni per le sue sculture ed esorto noi tutti a continuare la lotta affinché ci sia possibile avere il sopravvento e liberarci del marmo che ci imprigiona.

Savona, giugno 2008

Ugo Piacentini 
Università Humboldt, Berlino

Articolo tratto dalla rivista "Villa Cambiaso", anno X - n° 49